Pagina:Il podere.djvu/21

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Sapeva che il disgraziato doveva morire; ma egli mostrava di sperare sempre, proponendo cure costosissime, chiamando a consulto altri medici con i quali fingeva le più coscienziose preoccupazioni.

Aveva avvertito Remigio perchè a Siena quasi tutti sapevano quale pasticcio era in casa di Giacomo, e non voleva trovarsi a qualche responsabilità. E perchè, dovendosi far pagare il conto da lui, voleva renderglisi simpatico.

Si tolse il pastrano turchino, con il bavero di velluto, mettendo dentro una delle tasche i guanti di pelle, foderati di lana, prima di consegnarlo a Dinda; che l'attaccò. Dietro a lui, entrò Giulia; e, siccome s'era sfogata tutta la notte e la mattina con la zia contro Remigio, studiando come doveva fare, riescì a comportarsi come se Remigio non ci fosse stato. Messasi un grembiule bianco, da infermiera, aprì subito, con una chiavettina che teneva in tasca, la cassetta degli strumenti chirurgici; poi, mentre il Bianconi tastava il polso al malato, vuotò un fiasco di lisoformio dentro una catinella. Si fermò un poco, con le mani su i fianchi, perchè Giacomo la cercava con gli occhi fino da quando era entrata; poi, mise in fila, sopra un tavolincino, i rotoletti delle fasce accanto alla garza e alla bacinella.

Luigia cominciò a sfasciare i piedi tenuti