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Pagina:Il podere.djvu/220

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XXIV.


Eppure, la sera stessa, alla Casuccia, Remigio si sentiva contento, è si mise a scherzare con Moscino. Anche Lorenzo raccontò una barzelletta che fece ridere; ma Berto stava ad ascoltare come se avesse creduto che ridessero di lui; e, quando passò il gatto di Tordo, gli attraventò il cappello. Remigio disse:

— Povera bestia!

— Se fosse mio, a quest’ora, gli avrei tirata una fucilata: i gatti non li posso patire.

Disse Picciòlo:

— Anche loro hanno diritto a vivere, perchè sono stati creati come noi. Mi ricordo di un contadino che li faceva morire tutti quanti gliene nascevano, strizzandoli tra l’uscio e il muro; ma non finì bene! Già, ho sempre sentito dire, da tutti i vecchi, che ad ammazzare i gatti ci si porta disgrazia. E quel che dicono i vecchi è vero!