Pagina:Il probabile falsificatore della Quaestio de aqua et terra.djvu/27

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[147] VARIETÀ 23


Conosciamo un’altra lettera del Moncetti, diretta da Ferrara, il 23 novembre 1526, al Marchese di Mantova. Da essa risulta che fra Benedetto erasi recato colà con una commendatizia del Gonzaga, la quale avevagli fruttato non poche carezze da parte del Duca. Non tralasciò per questo il Gonzaga di rinnovare nel dicembre 1526 le insistenze presso la Corte di Roma, onde il Moncetti potesse ottenere il protonotariato; ma le risposte furono evasive come la prima volta. La questione era complicata dal fatto che il Moncetti essendo un frate «ricco sol di virtù», come si esprimeva il Marchese, avrebbe voluto sottrarsi alle tasse di cancelleria, che erano forti. S’andò per le lunghe, finchè sopravvennero i terribili casi di Roma, che troncarono ogni pratica.


IV.


In conclusione. L’editore della Quaestio de aqua et terra, contro la cui autenticità si sono levati dei dubbî così fondati, non era sicuramente fior di farina. I documenti prodotti ce lo fecero conoscere abbastanza da vicino, il che giovò a confermarci nella impressione che producono e l’assetto curioso della stampa principe della Quaestio e la consolatoria per la morte di Luigi XII. Dovunque si vede in quel frate una gran voglia di figurare, di farsi innanzi, di sfoggiare dottrine recondite. Teologo e filosofo, astrologo e verseggiatore, egli mette tutte le scienze e le arti al servizio de’ principi da cui spera favori e specialmente della propria ambizione. C’è da giurare che lo stesso Alighieri, conoscendolo, non avrebbe esitato a cacciarlo tra quei frati vanitosi, che pascon di vento le pecorelle e gonfiano il cappuccio, purchè si rida alle loro prediche piene di motti e di scede1. Codesto Moncetti, insomma, considerato un po’ attentamente, non si può negare che abbia in grado non comune la capacità a delinquere.

Scrive il Torelli che fra Benedetto, durante la sua dimora in Parigi, pubblicò il Tractatus de formatione humani corporis in utero, di Egidio Romano, dedicandolo ad Enrico VIII d’Inghilterra, che era ancora cattolico; e di quel libro riferisce il ti-



    pp. 95 sgg. L’elenco dei Datari, che pubblica il Moroni nel XIX vol. del Dizionario è confuso ed inesatto.

  1. Parad., XXIX, 115