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sario obbligato dalle rovine ad abbandonare il suo episcopio. Crollò del tutto il monastero di S. Lucia, ma senza la perdita di alcuna delle religiose altrove trasferite. La Torre di S. Maria in Campis come troncata da scure, dopo di essersi alquanto elevata sovra di se medesima, corse intera a precipitarsi sovra il tetto che copriva l’ara maggiore. Scaricata dall’immensa mole ruppe la scalinata, frantumò il ciborio, ed aprendo la S. Pisside, disperse le ostie consecrate, che le sollecitudini di zelanti ecclesiastici rinvennero nella loro totalità. Questa chiesa perteneva all’inclito ordine olivetano soppresso nel nostro interno l’agosto del 1831, per dotazione de’ monaci camaldolesi a premura dell’eminentiss. signor card. D. Placido Zurla vicario di N. S.1. Fra tutt’i templi la Cattedrale e Nostra Signora del Pianto si conservano

  1. Per una curiosa incidenza rimembriamo che nella soppressione de’ regolari fatta sotto il regno d’Italia fu ordinato ai delegati di tenere un occhio chiuso ed un altro mezzo aperto. Ci piacerebbe conoscere il metodo tenuto nella soppressione degli olivetani.