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— Ma che sapete voi! — diceva la madre per confortarle. — Voi non conoscete il mondo. Altro che di questi fuochi di paglia si accendono fra mariti e mogli!

Elena pensava che fra gli sposi di animo delicato, che veramente s’amano, devono regnar la concordia, la stima e la pace; e soffriva assai perchè i suoi presentimenti cominciavano ad avverarsi, pur troppo! e avrebbe fatto qualche sacrifizio per veder Cosimo col viso meno scuro.

Però, fra questi dispiaceri, sapeva ormai dove rifugiarsi: bastava che il suo pensiero prendesse una data via perchè una incantata beatitudine le piovesse sull’anima, e i fastidi, i presentimenti, i crucci, s’allontanassero e sfumassero, come svanivano le altre cose fastidiose o pesanti, davanti alla luce che le irradiava tutta l’anima.

In una notte di maggio le giunsero due lettere di Paolo, attese contemporaneamente per il desiderio di veder presto svanito il sentimento di gelosia e freddezza causatole dalle ultime confidenze di lui.

Le finestre erano aperte, la notte scendeva meravigliosa. Ad occidente splendeva ancora una fascia glauca, nelle cui alte sfumature Venere purissima brillava come una perla. L’aria olezzava di rose e di fieno fresco e mille confusi e lieti rumori morivano nella grande quiete dell’estremo crepuscolo occidentale. Elena aprì le lettere e cominciò a leggere quella che le parve