Pagina:Il tesoro.djvu/216

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col braccio stretto intorno al suo corpicino, semisdraiata sul letto, si mise a piangere silenziosamente, con un gran freddo per tutta la persona. Seguiva Alessio nella pericolosa corsa notturna, e visioni spaventose la tormentavano; così fu colta da una specie di sopore gelido e doloroso; in una sensazione confusa e spasmodica le pareva che il vento volesse portarla via davvero, come Costanza aveva detto, e si aggrappava disperatamente al bimbo che le sembrava un masso di neve ghiacciata; e la voce odiata di Costanza sibilava, incitando il vento alla sua attrazione vertiginosa.... E giù, in uno sfondo nebbioso, Alessio cadeva da cavallo, e spari e tuoni rumoreggiavano.

Invece Alessio e zio Salvatore stavano in quell’ora ben fermi in sella, benchè i cavalli salissero faticosamente la montagna. Il vento diventava sempre più furioso, ma più si saliva, più una strana luce bianca orizzontava i due cavalieri. Anche sotto gli elci, che il vento urlando scuoteva, il buio non era profondo; e il cammino si rendeva meno difficile e pericoloso, essendo le chine meno scoscese e meno alta la neve.

I due viandanti tacevano; solo di tratto in tratto zio Salvatore, tutto bagnato per la neve che cadeva dagli elci, sbuffava ed imprecava.

Alessio, per una divinazione assai facile in simili casi, sapeva press’a poco chi erano i ladri della bardàna e la direzione che avevano