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Pagina:Il vicario di wakefield.djvu/189

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180 il vicario di wakefield.

ai fratelli, alle sorelle. Oh che dico io mai! A lui quali sorelle avanzano? Ei non ne ha più una; perdute son tutte, rubate a me tapino, a me tratto in estrema sciagura.”

Interrompendomi Mosè, pregò che io stessi attento alla lettura, ch’egli intendeva di fare della lettera, come di cosa gratissima. Mi vi lasciai piegare finalmente, ed egli così lesse:

«Onoratissimo signore,

»Per pochi momenti rimuovo la mia immaginazione dai piaceri che mi circondano ad oggetti più soavi per me, al caro focolare della mia paterna casetta. Parmi vederla cogli occhi miei l’innocente famiglia stare a crocchio e sorbire avidamente la lettura di ogni linea di questo scritto; parmi vedere con mio sommo diletto que’ volti nè dall’ambizione sfigurati nè dalla sventura. Ma qual ch’ella sia la vostra felicità, son certo che n’avrete ancora una maggiore in udire come io sia contentissimo della mia presente condizione e fortunato per ogni verso.

»Il mio reggimento ebbe un contrammandato, e non uscirà del Regno. Il colonnello che mi ama quale amico, mi conduce seco in tutte le adunanze da lui frequentate; e dopo la prima visita mi vi si accoglie ogni dì con sempre maggiore benivolenza e rispetto. Ier sera ballai colla dama G***, ed avrei fatta facilmente fortuna con esso lei, se fosse ch’io potessi dimenticare quella persona che voi sapete. Ma egli è sempre mio destino il conservare io memoria degli altri, mentre il più de’ miei amici si scorda affatto di me. E fra questi temo di dovere annoverare anche voi, o signore; perchè egli è già gran tempo ch’io aspetto invano vostre lettere. Olivia e Sofia mi avevano promesso di scrivermi; ma e’ pare che non si ricordino più di me. Dite loro per nome mio ch’elle sono due vere sgualdrinelle, e che mi hanno fatto andare in gran collera. Ma quantunque io abbia voglia di farmi bur-