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64 il vicario di wakefield.

gli spingesse innanzi per trecento passi, menando a diritto e a traverso il suo bordone. Poi le corregge della sella di mia moglie s’erano schiantate, e si dovette far alto per ricucirle; dopo di che saltò il ghiribizzo ad uno de’ cavalli di voler mettere il restío, e non valeva frustarlo nè fargli carezze per indurlo a muover piede. Appunto da questo imbroglio s’era la famiglia appena liberata quand’io l’incontrai. Ma poichè non si aveva sofferto danno alcuno, io confesso che quella loro mortificazione mi andò alquanto a genio, perchè se ne potevano da me trarre occasioni di futuri trionfi, e si sarebbe per quella abbassata alcun poco la burbanza delle mie figliuole.


CAPITOLO DECIMOPRIMO.

La famiglia si ostina pur sempre a farla da grande.

Il giorno che seguì poi, essendo la festa di san Michele, fummo invitati per la sera ad abbruciar noci1 e far badalucco a casa del nostro vicino Flamborough. Se la mortificazione della domenica non ci avesse alquanto umiliati, non avremmo probabilmente lasciato di torcere il viso a quell’invito; ma così la ventura fu accolta a prima giunta e di buon grado. L’oca e i camangiaretti del nostro buon vicino erano squisitissimi, ed eccellente la cervogia di pomi, anche a giudicio di mia moglie che per tal bevanda aveva palato sottile. Gli è vero che il di lui modo di narrar favole non era ottimo del pari come la sua mensa; perchè ne diceva di lunghissime e tutte castronerie, e tutti fatti di casa sua, pe’ quali avevamo già riso le mille volte tanti dì prima: ma discreti e civili noi ci determinammo a sghignazzare anche la mill’una. Il

  1. Scherzo giovanile. Due noci si accostano al fuoco e si figurano due amanti; se abbruciano entrambe a un tratto, se ne augura un matrimonio in quell’anno; se l’una prima e l’altra dopo, non vi ha nozze a sperare.