Pagina:Iliade (Monti).djvu/25

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14 iliade v.414

Le sozzure, e del mar lungo la riva
Offrir di capri e di torelli intere415
Ecatombi ad Apollo. Al ciel salía
Volubile col fumo il pingue odore.
   Seguían nel campo questi riti. E fermo
Nel suo dispetto e nella dianzi fatta
Ria minaccia ad Achille, intanto Atride420
Euribate e Taltibio a sè chiamando,
Fidi araldi e sergenti, Ite, lor disse,
Del Pelíde alla tenda, e m’adducete
La bella figlia di Briséo. Se il niega,
Io ne verrò con molta mano, io stesso,425
A gliela tôrre: e ciò gli fia più duro.
   Disse; e il cenno aggravando in via li pose.
Del mar lunghesso l’infecondo lido
Givan quelli a mal cuore, e pervenuti
De’ Mirmidóni alla campal marina430
Trovâr l’eroe seduto appo le navi
Davanti al padiglion: nè del vederli
Certo Achille fu lieto. Ambo al cospetto
Regal fermârsi trepidanti e chini,
Nè far motto fur osi nè dimando.435
Ma tutto ei vide in suo pensiero, e disse:
   Messaggeri di Giove e delle genti,
Salvete, araldi, e v’appressate. In voi
Niuna è colpa con meco. Il solo Atride,
Ei solo è reo, che voi per la fanciulla440
Brisëide qui manda. Or va, fuor mena,
Generoso Patróclo, la donzella,
E in man di questi guidator l’affida.
Ma voi medesmi innanzi ai santi numi
Ed innanzi ai mortali e al re crudele445
Siatemi testimon, quando il dì splenda
Che a scampar gli altri di rovina il mio