Pagina:Iliade (Monti).djvu/293

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282 iliade v.756

Non altrimenti i Teucri e le coorti
Collegate inseguían senza riposo
Il gran Telamoníde, e colle basse
Lance nel mezzo gli ferían lo scudo.
Ma memore l’eroe di sua virtude760
Or rivolta la faccia, e le falangi
Respinge de’ nemici, or lento i passi
Move alla fuga: e sì potette ei solo
Che di sboccarsi al mar tutti rattenne.
Ritto in mezzo ai Troiani ed agli Achivi765
Infurïava, e sostenea di strali
Una gran selva sull’immenso scudo,
E molti a mezzo spazio e senza forza,
Pria che il corpo gustar, perdeano il volo
Desïosi di sangue. In questo stato770
Lo mirò d’Evemon l’inclito figlio
Euripilo, ed a lui, che sotto il nembo
Degli strali languía, fatto dappresso,
A vibrar cominciò l’asta lucente,
E il duce Apisaon, di Fausia figlio,775
Nell’epate percosse, e gli disciolse
De’ ginocchi il vigor. Sovra il caduto
Euripilo avventossi, e le bell’armi
Di dosso gli traea. Ma come il vide
Paride, il drudo di beltà divina,780
Del morto Apisaon l’armi rapire,
Mise in cocca lo strale, e d’aspra punta
La destra coscia gli ferì. Si franse
Il calamo pennuto, e tal nell’anca
Spasmo destò, che ad ischivar la morte785
Gli fu mestieri ripararsi a’ suoi,
Alto gridando, O amici, o prenci achivi,
Volgetevi, sostate, liberate
Da morte Aiace; egli è da’ teli oppresso,