Dietro nereggia la sconvolta gleba:
Vero arato sembrava, e nondimeno
Tutta era d’òr. Mirabile fattura!
Altrove un campo effigïato avea765
D’alta messe già biondo. Ivi le destre
D’acuta falce armati i segatori
Mietean le spighe; e le recise manne
Altre in terra cadean tra solco e solco,
Altre con vinchi le venían stringendo770
Tre legator da tergo, a cui festosi
Tra le braccia recandole i fanciulli
Senza posa porgean le tronche ariste.
In mezzo a tutti colla verga in pugno
Sovra un solco sedea del campo il sire,775
Tacito e lieto della molta messe.
Sotto una quercia i suoi sergenti intanto
Imbandiscon la mensa, e i lombi curano
D’un immolato bue, mentre le donne
Intente a mescolar bianche farine,780
Van preparando ai mietitor la cena.
Seguìa quindi un vigneto oppresso e curvo
Sotto il carco dell’uva. Il tralcio è d’oro,
Nero il racemo, ed un filar prolisso
D’argentei pali sostenea le viti.785
Lo circondava una cerulea fossa
E di stagno una siepe. Un sentier solo
Al vendemmiante ne schiudea l’ingresso.
Allegri giovinetti e verginelle
Portano ne’ canestri il dolce frutto,790
E fra loro un garzon tocca la cetra
Soavemente. La percossa corda
Con sottil voce rispondeagli, e quelli
Con tripudio di piedi sufolando
E canticchiando ne seguíano il suono.795