Pagina:Iliade (Monti).djvu/538

Da Wikisource.
v.391 libro ventesimo 205

Frassino, al piede del rival lo pose.
Indi spinse di forza, e dalla terra
Levò sublime Enea, che preso il volo
Dalla mano del Dio, varcò d’un salto
Molte file d’eroi, molte di cocchi,395
E all’estremo arrivò del rio conflitto,
Ove in procinto si mettean di pugna
De’ Cáuconi le schiere. Ivi davanti
Gli si fece Nettunno, e così disse:
   Sconsigliato! qual Dio contra il Pelíde400
Ti sedusse a pugnar, contra un guerriero
Di te più caro ai numi e più gagliardo?
S’altra volta lo scontri, ti ritira,
Onde anzi tempo non andar sotterra.
Morto Achille, combatti audacemente,405
Chè nullo Acheo t’ucciderà. - Disparve
Dopo questo precetto, e alle pupille
Del Pelíde sgombrò la portentosa
Caligine: tornâr tutto ad un tempo
Chiari al guardo gli obbietti, onde fremendo410
Nel magnanimo cor: Numi, diss’egli,
Quale strano prodigio? Al suol giacente
Veggo il mio telo, ma il guerrier non veggo
In cui bramoso di ferir lo spinsi.
Dunque è caro a’ Celesti ei pur davvero415
Questo figlio d’Anchise! ed io stimava
Falso il suo vanto. E ben si salvi. Andata
Gli sarà, spero, di provarsi meco
In avvenir la voglia, assai felice
D’aver posta in sicuro oggi la vita.420
Orsù, l’acheo valor riconfortato,
Facciam degli altri Teucri esperimento.
   Sì dicendo, saltò dentro alle file
E tutti rincuorò: Prestanti Achei,