Pagina:Iliade (Monti).djvu/544

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v. 595 libro ventesimo 211

Rigmo poscia aggredì, Rigmo dai pingui595
Tracii campi venuto, e di Piréo
Generoso figliuol. Lo colse al ventre
Il tessalico telo, e giù dal cocchio
Lo scosse. Allor diè volta ai corridori
L’auriga Arëitóo; ma del Pelíde600
L’asta il giunge alle spalle, e capovolto
Tra i turbati cavalli lo precipita.
   Quale infuria talor per le profonde
Valli d’arido monte un vasto fuoco
Che divora le selve, e in ogni lato605
L’agita e spande di Garbino il soffio;
Tale in sembianza d’un irato iddio
D’ogni parte si volve furibondo
Il Pelíde, ed insegue e uccide e rossa
Fa di sangue la terra. E come quando610
Nella tonda e polita aia il villano
Due tauri accoppia di ben larga fronte
Di Cerere a trebbiar le bionde ariste,
Fuor del guscio in un subito saltella
Di sotto al piede de’ mugghianti il grano:615
Del magnanimo Achille in questa forma
Gl’immortali cornipedi sospinti
I cadaveri calcano e gli scudi.
L’orbe tutto del cocchio e tutto l’asse
Gronda di sangue dalle zampe sparso620
De’ cavalli a gran sprazzi e dalle rote.
Desío di gloria il cuor d’Achille infiamma,
E l’invitte sue mani tutte sozze
Son di polve, di tabe e di sudore.