Pagina:Iliade (Romagnoli) I.djvu/103

Da Wikisource.
48 ILIADE 619-648

     Ed ecco, i Cefalleni magnanimi Ulisse guidava,
620ch’Itaca aveano a stanza, e il Nèrito ondante di frondi,
e quei che Crocilèa tenevano, e l’aspra Egilípa,
e quelli di Zacinto, con quei che abitavano Samo,
e quei del continente, e quei della costa di fronte.
Duce era a questi Ulisse, che Giove uguagliava nel senno;
625e dodici con lui navigli di guance rossastre.
     Era Toante, figlio d’Andrèmone, agli Ètoli duce,
che avevano in Pleurona dimora, e in Olèno, e in Pilène,
in Calidone pietrosa, in Càlcide, al pelago presso.
Chè vivi piú d’Oinèo cuor grande non erano i figli,
630e morto era egli stesso, Meleàgro biondo era morto:
sicché Toante aveva degli Ètoli tutti l’impero.
Quaranta negre navi seguito l’avevano a Troia.
     Idomenèo, maestro di lancia, era duce ai Cretesi,
quei che abitavano Cnoso. Gortina recinta di mura,
635Litto, Mileto, Licasto che brilla di bianco calcare,
e Festo, e Ritio, entrambe città popolose, e molti altri,
che per le cento città di Creta vivevano. Ad essi
duce era Idomenèo guerriero, maestro di lancia,
e Merïone, l’uguale di Marte che gli uomini uccide.
640Ottanta negre navi seguiti li avevano a Troia.
     E, valoroso e grande, Tlepòlemo, d’Ercole figlio,
da Rodi nove legni guidò, di valenti Rodési.
Rodi abitavano questi, ed eran divisi in tre parti:
Lindo abitavan, Ialíso, Camíro che bianca rifulge.
645Era lor duce, dunque, Tlepòlemo, insigne guerriero,
cui generato aveva Astíoca ad Ercole forte.
D Èfira questi addusse, dal fiume dei Selli, la donna,
dopo distrutte molte città d’eroi figli di Giove.