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84 ILIADE 200-229

200altrice di cavalli, venuti eran seco a la gesta.
Standogli presso, queste parole veloci gli disse:
«Sorgi, d’Asclepio figlio: ti chiama Agamènnone sire,
perché tu veda il prode signore d’Achei Menelao,
come l’ha saettato qualcuno, maestro dell’arco,
205troiano o licio: vanto per lui, per noi tutti, cordoglio».
     Cosí disse; e riscosse lo zelo nel cuor dell’eroe,
che fra le schiere mosse, per mezzo all’esercito achivo.
E come giunser poi dove re Menelao chioma bionda
giacea ferito, e intorno gli stavano tutti i piú prodi,
210fra loro s’inoltrò quell’uomo di mente divina.
Dalla cintura che i fianchi stringeva pria tolse la freccia,
e nell’estrarla, indietro si videro i ganci piegarsi.
Poi la cintura sciolse, che tutta fulgeva, e di sotto
la lamïera e la fascia temprata dagli abili fabbri.
215E quando vide, ov’era dischiusa dal dardo, la piaga,
il sangue ne succiò, la cosperse di farmachi blandi,
che dati un dí gli avea, per amor di suo padre, Chirone.
     Ora, mentre erano intesi d’intorno al buon re Menelao,
ecco, le schiere innanzi venian dei Troiani; e gli Achivi
220tornati entro i lor valli, di nuovo apprestaron la pugna.
     Né sonnacchioso allora veduto Agamènnone avresti,
né trepidante, né tale che contro sua voglia pugnasse:
ma s’affrettava verso la pugna che gli uomini esalta.
Il cocchio abbandonò lucente di bronzo, e i cavalli:
225tenne i cavalli in disparte, sbuffanti, il valletto Erimède,
figlio di Tolomèo, rampollo di Pèride: a questo
di stargli ingiunse sempre vicino, se mai la stanchezza
non gli vincesse i piedi, pel troppo girar fra le schiere.
Ed egli andava a piedi, movendo cosí fra le genti;