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409-438 CANTO VII 167

quando la vita han persa, che tosto si plachin col fuoco.
410E Giove, sposo d’Era, sia vigile ai patti giurati».
     Cosí disse; e invocò tutti i Numi, levando lo scettro.
E Idèo fece ritorno di nuovo alla rocca di Troia.
Stavano quivi accolti coi Dàrdani in piazza i Troiani,
ed attendevano, insieme ristretti, che Idèo pur tornasse.
415Ed ecco, egli tornò. Fermandosi in mezzo a la folla,
die’ la risposta. E quelli si mossero, tolti gli arnesi,
questi a raccoglier le salme, quegli altri nel bosco, a far legna.
Cosí, dall’altra parte, dai legni si mosser gli Achivi,
questi a raccoglier le salme, quegli altri nel bosco a far legna.
     420Il sole allora allora scagliava sui campi i suoi raggi,
surto dal placido corso, dai gorghi d’Ocèano profondi
salendo al cielo. E qui s’incontrarono Achivi e Troiani.
E qui, difficile era distinguere un corpo dall’altro.
Ma pure, via con l’acqua tergendone i grumi del sangue,
425versando caldo pianto, le salme levaron sui carri.
Ma Priamo proibiva che pianto versassero; e muti,
pieni di cruccio il cuore, sui roghi ammucchiarono i morti;
e poi, dopo bruciati, tornarono ad Ilio la sacra.
Cosí, dall’altra parte, gli Achivi dai vaghi schinieri,
430pieni di cruccio il cuore, sui roghi ammucchiarono i morti:
e poi, dopo bruciati, tornarono ai concavi legni.
E ancor l’alba non era, ma incerto bagliore di notte,
quando alla pira intorno d’Achivi, uno scelto drappello
s’accolse, e intorno ad essa levarono un tumulo solo
435nella pianura; e ad esso vicino costrussero un muro,
sul muro eccelse torri, ripari alle navi e a sé stessi,
e vi dischiusero porte di salda compagine, in guisa
che aperta fosse qui la strada ai cavalli ed ai carri.