Pagina:Iliade (Romagnoli) I.djvu/253

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80Dunque, le scólte, fuori balzarono, d’armi coperte,
intorno a Trasimède sovrano, di Nèstore figlio,
intorno ad Ascalàfo e Iàlmeno, figlio di Marte,
intorno ad Afarèo, intorno a Meríone, a Dípíro,
a Licomède intorno, figliuolo divin di Creonte.
85Guidavan sette duci le scólte, e ciascuno dei duci
seguian cento soldati, stringendo le lunghe zagaglie.
Mossero dunque; e in mezzo sedêr fra la fossa ed il muro,
e quivi acceso il fuoco, ciascuno apprestò la sua cena.
Tutti gli anziani allora l’Atríde adunò nella tenda,
90e cibi ad essi offerse, che ognuno a sua brama ne avesse.
Su le vivande pronte gittarono quelli le mani;
e poi che fu sedata la brama del cibo e del vino,
Nèstore imprese il suo disegno ad intessere primo,
ché il suo consiglio, già pel passato, fu sempre il migliore.
95Dunque, pensando al bene di tutti, cosí prese a dire:
«O glorioso Atríde, di genti, o Agamènnone, sire,
le mie parole avranno da te compimento e principio,
perché su molte genti l’impero tu stendi, e lo scettro
Giove ti diede, e le leggi, ché tu governare potessi.
100Per questo piú d’ogni altro parlare tu devi, e ascoltare,
e ciò che un altro dice, compirlo, se mai la sua mente
gli suggerisca il bene: ché l’esito tu lo disponi.
Quello che sembra a me pel meglio, ora dunque t’espongo,
ché mai nessuno avrà consiglio migliore di quello
105che adesso io vi dirò, che m’empie or la mente, e da un pezzo,
dal dí che tu, rampollo di Giove, a la tenda d’Achille
furente andasti, e a lui rapisti la figlia di Brise,
né il mio consiglio al tuo fu conforme: a distoglierti, io dissi
molte parole; ma tu, cedendo al tuo cuore superbo,