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238 ILIADE 499-528

li spinse, li batté con l’arco: ché aveva obliato
500di prendere dal carro dipinto la lucida sferza;
e insieme sibilò, per dare un segnale al Tidíde.
Ma stava quegli, e in mente volgeva che impresa piú audace
compier potesse: o il carro dov’erano l’armi fulgenti
via pel timone trarre, o, alzandolo sopra le spalle,
505oppure ad altri molti dei Traci guerrieri dar morte.
Mentre ei questi pensieri volgeva nell’animo, Atena
presso gli venne, e queste parole rivolse al divino:
«Su’, di Tidèo figliuolo magnanimo, pensa al ritorno,
torna alle navi, ché poi non debba tornarci di fuga,
510se qualche Nume, a caso, dovesse svegliare i Troiani».
     Cosí disse. Egli intese che aveva parlato una Dea,
e sui cavalli, d’un tratto, balzò, li percosse con l’arco;
e via verso le navi d’Acaia volaron veloci.
Ma non indarno Apollo dall’arco d’argento vegliava:
515la Diva Atena ei vide, che dava assistenza al Tidíde,
e si cacciò, crucciato con lei, fra le schiere troiane,
ed Ippoconte destò, cugino di Reso, dei Traci
buon consigliere. Or questi, dal sonno scotendosi, come
scorse deserto il luogo dov’erano prima i cavalli,
520e gli uomini trafitti guizzare tra l’orrida strage,
gemiti alzò, per nome chiamando il compagno diletto;
e si levò fra i Troiani clamore, tumulto infinito
ch’ivi accorrevano in frotta, mirando l’orribile gesta
che quelli avean compiuta, poi salvi alle navi tornando.
     525E quando quelli al luogo fûr giunti ove uccisa la spia
d’Ettore avevano, Ulisse rattenne i veloci cavalli;
ed il Tidíde a terra balzato, le spoglie cruente
prese, e ad Ulisse le porse. Di nuovo balzò poi sul cocchio,