Pagina:Iliade (Romagnoli) I.djvu/312

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407-436 CANTO XI 257

Ma perché mai cosí va l’animo mio dubitando?
Bene lo so, che i vili si soglion sottrarre alla guerra;
ma chi nelle battaglia vuole esser tra i primi, conviene
410che resti saldo, o ch’egli colpisca, o rimanga colpito».
     Mentre volgeva cosí, nella mente e nel cuore i pensieri,
ecco, piombâr le schiere su lui dei gagliardi Troiani,
e in mezzo a lor lo chiusero; e chiusero il loro malanno.
Come allorquando e cani s’avventano e giovani in fiore
415contro un cinghiale; e quello dal fitto del bosco prorompe,
tra le mandibole curve le candide zanne arrotando:
impeto intorno gli fanno, si leva stridore di denti,
ma, per tremendo che sia, lo aspettano alcuni a pie’ fermo:
similemente i Troiani premevano Ulisse divino.
420Ed egli, prima uccise Dïòpite immune da menda,
ché lo ferí, su la spalla scagliandogli l’asta affilata:
súbito dopo, Toóne con Ènnomo tolse di vita,
e poi Chersidamante, dal carro balzandolo a terra:
che gli ferí l’ombelico, di sotto allo scudo, con l’asta,
425e quegli a terra cadde, ghermí con la mano la polve.
Qui lo lasciò; poi ferí con l’asta il figliuolo d’Ippàso,
Càropo, ch’era fratello carnale del nobile Soco.
E Soco, ai Numi pari, accorse per farne vendetta,
e, a lui fattosi presso, cosí la parola gli volse:
430«Ulisse, eroe che mai non ti sazi di frodi e d’imprese,
vanto oggi avrai che uccisi tu avrai due figliuoli d’Ippàso,
due tali prodi tolti di vita e spogliati dell’armi,
oppur, dalla mia lancia trafitto, soccomber dovrai».
     Poi ch’ebbe detto cosí, lo colpí nello scudo rotondo.
435Attraversò lo scudo gagliardo la solida lancia,
si conficcò nell’usbergo fulgente di vario lavoro,

Omero - Iliade, I - 17