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276 ILIADE 20-49

20ed Èsepo, divina fluente, e Scamandro e Simèta,
dov’eran tanti scudi di cuoio ed elmetti crestati
piombati al suolo, e insieme le stirpi d’eroi seminumi.
Febo le foci di tutti distolse, e sul muro le spinse
per nove giorni; e Giove continua pioggia versava,
25perché piú presto il muro sommerso restasse nell’onde.
E il Dio stesso che scuote la terra, stringendo il tridente,
l’acque guidava; e i sostegni del muro, i macigni ed i tronchi
che avean posti a fatica gli Achivi, disperse nell’onde,
ed una piana fece lunghesso il veloce Ellesponto,
30e, giú scomparso il muro, di nuovo celò con la sabbia
la vasta spiaggia, e i fiumi rivolse, a tornare nei letti
loro, dov’essi prima volgevano limpide l’acque.
Questo dovevano fare Posídone e Apolline un giorno.
Ma come un fuoco, allora, la zuffa e le grida guerresche
35ardeano intorno al muro: rombavan le travi percosse
sopra le torri; e gli Achei, dalla sferza di Giove domati,
presso le concave navi restavano chiusi e addensati,
ch’Ettore troppo temevan, l’artefice fiero di fuga.
Ed ei, come già prima, pugnava, e sembrava procella.
40E come quando in mezzo fra i cani e fra gli uomini in caccia,
fiero della sua forza, s’aggira un cinghiale o un leone,
e quelli l’uno all’altro si stringono, a foggia di torre,
fronte gli fanno, e contro gli lancian, con mano gagliarda
fitte saette: alla fiera non trema il magnanimo cuore,
45non si sgomenta, e la sua prodezza l’adduce alla morte:
spesso si volge e tenta l’assalto alle file nemiche;
dove si volge, la schiera degli uomini cede: del pari
Ettore in mezzo alle turbe moveva, eccitava i compagni
a traversar la fossa. Ma i suoi pie’ veloci cavalli,