Pagina:Iliade (Romagnoli) I.djvu/6

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I primi popoli di cui si può verificar l’esistenza sul suolo greco, sebbene appaiano tardi, alla fine dei tempi neolitici, sono ancora prossimi ad una rozza barbarie. Tatuati, armati d’asce di pietra levigata e di coltelli d’ossidiana, provvisti d’un vasellame grossolano e rozzamente inciso e decorato, riparati in misere capanne rotonde di canniccio e di malta, non dovevano differir molto dagli odierni selvaggi della Papuasia1.

Occupavano, con uno strato omogeneo, tutta la penisola. E il concetto che via via si va facendo strada fra gli storici, è che siano da identificare coi famosi Pelasgi. Concetto che, d’altronde, è in piena armonia con la tradizione antica. Multa renascentur. E dopo tanto arruffio d’ipercritica, sembra oggi meno fantastico ripetere, sia pure per la millesima volta, le notizie degli antichi. Di Strabone, secondo il quale (V, 221) i Pelasgi furono appunto sparsi per tutta l’Ellade, e specialmente in Tessaglia; di Esiodo, che dice sede dei Pelasgi Dodona nell’Epiro (Framm. 212 Rzach), descrive con seducenti colori la terra dove essa sorge, e asserisce che quanti

  1. Si veda Jardè. La formation du peuple grec. Parigi, 1923. E qui la ricchissima bibliografia.