Pagina:Iliade (Romagnoli) I.djvu/84

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50-79 CANTO II 29

50quando agli araldi, voci canore, diede ordin l’Atríde
che a parlamento chiamasser gli Achei dalle floride chiome.
Fecero quelli il bando, gli Achei si adunarono in fretta.
     Prima il consiglio tenne dei vecchi, magnanimi cuori,
presso la tenda del re di Pilo, di Nestore saggio.
55E favellò, poi che li ebbe raccolti, avvedute parole:
«Amici, udite: un Sogno celeste a me giunse nel sonno,
nella divina notte, che a Nestore uguale agli Olimpî
simile proprio in tutto sembrava, di volto e di forme.
Stette sul capo mio, mi volse cosí la parola:
60«Dormi, figliuolo d’Atrèo, domator di corsieri prudente?
L’uomo a cui sono affidate le genti, che regge i consigli,
che tante cose cura, non deve dormir tutta notte.
Ora, comprendimi presto: ché nunzio di Giove a te giungo,
che si dà cura di te, sebbene lontano, e si duole.
65Egli t’impone che tu faccia armare gli Achivi chiomati,
senza verun indugio: ché adesso espugnare potrai
Troia la bella città; perché dell’Olimpo i Signori
discordi piú non sono, ma tutti convincerli seppe
Era, pregando; e lutti già incombono sopra i Troiani,
70come vuol Giove. In mente tu fíggiti ciò ch’io ti dico».
Ciò detto, a volo sparve: da me fuggí pure il sopore.
Dunque, su via, vediamo se a guerra eccitiamo gli Achivi.
Prima io li tenterò, ché il meglio mi par, con parole,
comanderò che a fuga si volgan le rapide navi;
75e voi, chi qua, chi là, tratteneteli allor con parole».
     Come ebbe detto ciò, sedette; e fra loro a parlare
Nestore surse, ch’era sovrano di Pilo arenosa.
Questi, pensando al bene di tutti, parlava, e diceva:
«Amici miei, che siete condottieri e re degli Argivi,