Pagina:Iliade (Romagnoli) I.djvu/96

Da Wikisource.
4io-439 CANTO II 41


     410Cosí diceva. E Giove compiuti non volle i suoi voti,
ma, ricevute le offerte, per lui crebbe ancóra i travagli.
Com’ebber poi pregato, cosperse le vittime d’orzo,
alte le gole a quelle levando, v’immersero il ferro;
poi le scoiaron, tagliaron le cosce, le avvolser d’omento
415a doppio strato, sopra vi poser minuzzi di carne.
Misero il resto, poi, su rami sfrondati, a bruciare,
e, negli spiedi infitte l’entragne, tenean su la fiamma.
Poi, quando furono arse le cosce, e gustate l’entragne,
fecero a brani il resto, l’infissero negli schidioni,
420e l’arrostiron con cura, levaron poi tutto dal fuoco.
Cessata che fu poi la fatica, e allestita la mensa,
qui banchettarono; e niuno restò con la brama del cibo.
E poi che fu bandita la brama del cibo e del vino,
Nèstore, di cavalli maestro, cosí prese a dire:
     425«Sommo fra i re, coperto di gloria Agamènnone Atríde,
qui non si resti, a fare le solite ciance, né a lungo
piú si rimandi l’opra che compiere un Dio ci consente.
Lungo le navi, su via, degli Achei loricati, le turbe
raccolgano gli araldi, levando a gran voce l’appello,
430e noi, stretti cosí, moviam per l’esercito achivo,
sí che possiamo piú presto levare la furia di guerra».
     Nèstore disse cosí, né fu sordo Agamènnone ai detti.
Súbito comandò che gli araldi di voce canora
chiamassero alla guerra gli Achei dalle floride chiome.
435Questi lanciaron l’appello, fûr quelli ben presto raccolti.
E i re, di Giove alunni, raccolti d’intorno all’Atríde,
li disponevano, pieni d’ardore; ed Atena fra loro,
l’ègida sacra immune da morte o vecchiezza, reggeva.
Ben cento fiocchi ad essa d’intorno svolazzano, tutti