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106 ILIADE 678-706

lontano assai l’addusse, nell’acqua corrente d’un fiume
lo lavò, l’unse d’ambrosia, lo cinse di vesti fragranti,
680lo diede ai due fratelli gemelli, la Morte ed il Sonno
rapide guide, che presto lo addussero seco nell’ampia
terra di Licia, e qui lo deposer nei fertili campi.
Pàtroclo intanto ad Automedonte impartiva un comando
ed ai corsieri, e su l’orme correa dei Troiani e dei Lici.
685E cieco e stolto fu: ché, se avesse obbedito al Pelíde,
poteva al fato ancora sfuggir della livida Morte.
Ma vinto ognora l’uomo sarà dal volere di Giove,
che spesso l’uomo prode sgomenta, e gli nega vittoria,
agevolmente, e spesso lo spinge a combatter da prode;
690ed anche allor, furente vigore nel seno gl’infuse.
     E chi per primo, chi per ultimo quivi uccidesti,
Pàtroclo, allor che te chiamarono i Numi alla morte?
Adrasto prima, poscia Antínoo uccidesti, ed Echéclo,
e Mègade, Perímo, Melaníppide, Elfèstore; e dopo
695di loro, uccise pure Mulíone, Pilarte ed Elàso.
Uccise questi: gli altri si volsero tutti alla fuga.
     E qui l’eccelsa Troia, pel braccio di Pàtroclo — tanto
n’era l’ardore guerresco — prendevano i figli d’Acaia,
se Febo Apollo sopra le solide mura non stava,
700che macchinava danni per lui, pei Troiani salvezza.
Pàtroclo, ben tre volte balzò su lo sprone del muro,
tre volte Apollo Febo lontano l’urtò, lo respinse,
con le sue mani immortali colpendo lo scudo lucente.
Ma quando si lanciò la quarta, che un dèmone parve,
705con un orrendo grido gli volse l’alata parola:
«Pàtroclo, cedi, stirpe di Numi! Non è già destino