Pagina:Iliade (Romagnoli) II.djvu/118

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     E vide Menelao, l’eroe prediletto di Marte,
Pàtroclo sotto i colpi troiani cadere in battaglia;
e tra le prime file, coperto del lucido bronzo,
presso a lui corse, come giovenca primípara, ignara
5sin lí del parto, va mugolando d’intorno al vitello.
Stava cosí Menelao, di Pàtroclo attorno alla salma,
e innanzi a lui tendeva lo scudo rotondo e la lancia,
pronto ad uccider chiunque venuto gli fosse di contro.
Però, neppure il figlio di Panto, il valente lanciere,
10pose in oblio l’eroe caduto; ma, fattosi presso,
stette, e all’Atríde cosí parlava, al diletto di Marte:
«O Menelao, progenie divina, signore di genti,
recedi; lascia il corpo di Pàtroclo e l’armi cruente.
Niuno prima di me fra i Troiani e gl’insigni alleati
15percosse con la lancia costui nella fiera battaglia:
lascia quest’altra gloria ch’io m’abbia perciò, né ti debba
vibrare un colpo, e l’alma rapirti, piú dolce del miele».
     E Menelao chioma bionda, crucciato, cosí gli rispose:
«Bello non è, per Giove, vantarsi con tanta iattanza!