Pagina:Iliade (Romagnoli) II.djvu/131

Da Wikisource.
128 ILIADE 379-408

fosse, che contro i guerrieri di Troia fra i primi pugnasse;
380e dei compagni schermendo la vita, evitando la fuga,
pugnavano in disparte: ché a pugna li aveva esortati
Nestore, quando lontano li spinse dai negri navigli.
Ma tutto il giorno per gli altri durava la guerra accanita
della battaglia; e, affranti, grondavano sempre sudore
385dalle ginocchia giú, dagli stinchi ciascuno, dai piedi:
n’erano i visi tutti, le mani imbrattate, mentre essi
pur combattevano, al corpo d’intorno di Pàtroclo prode.
E come quando un uomo consegna la pelle d’un toro,
madida tutta di grasso, per farla stirare, ai garzoni:
390presala quelli, chi qua, chi là, la distendono in giro,
e l’umidore presto ne stilla, la pènetra il grasso
per il tirare di tanti, sinché tutta quanta si stende:
cosí, nel breve spazio, la salma tiravano quelli,
di qui, di lí: speranza nutrivano Achivi e Troiani,
395quelli di trascinare la salma dentro Ilio, gli Achivi
verso le concave navi: selvaggia infuriava la zuffa
d’attorno a lui; né Marte che incíta i guerrieri, né Atena,
per quanto irata, opporsi, vedendo tal zuffa, poteva.
     Tale quel giorno Giove d’intorno al figliuol di Menezio
400duro travaglio tendeva di fanti e cavalli; né ancora
sapeva il divo Achille che Pàtroclo spento giaceva,
poiché pugnavan molto lontan dalle rapide navi,
sotto le mura di Troia; né punto credeva che spento
fosse, ma vivo, e che avesse raggiunte le mura di Troia
405e poi fosse di là tornato: poiché ben sapeva
ch’ei né da solo Troia potrebbe espugnare, né seco:
ché molte volte udito l’avea dalla madre in segreto,
che fatto aveva a lui palese il consiglio di Giove;