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4 ILIADE 20-49

20Tre volte il passo spinse, col quarto raggiunse la mèta,
Ege, dov’è per lui costrutta, nel fondo dei gorghi,
l’inclita casa d’oro, che folgora tutta, immortale.
Quivi al carro aggiogò due cavalli dal piede di bronzo,
rapidi al corso, che d’oro avevan le chiome: egli stesso
25d’oro le membra tutte recinse, in man prese una sferza
bene costrutta, d’oro, salí sopra il cocchio, e i corsieri
spinse sui flutti. I mostri del mare balzâr d’ogni parte,
come apparí, dagli abissi, conobbero il loro Signore:
e per la gioia il mare si schiuse: con rapida furia
30quelli volavano; e l’asse di bronzo neppur fu bagnato.
Una spelonca larga, del mare nei bàratri fondi,
s’apre, fra Tènedo ed Imbro tutta irta di rocce. I cavalli
fermò quivi il Signore che scuote la terra, dal carro
li sciolse, e innanzi ad essi, perché si cibassero, pose
35l’ambrosia biada, ai piedi li strinse con auree pastoie
che non si frangono o spezzano, acciò che il ritorno del Nume
quivi attendessero; ed egli si volse all’esercito achèo.
Stretti i Troiani, intanto, che fuoco parevan, procella,
con implacata furia seguiano di Priamo il figlio,
40con grida alte e frastuono: speravan le navi d’Acaia
prendere, e, presso quelle, dar morte a quanti eran piú prodi.
Ma il Dio che scuote e stringe la terra, Posídone sire,
fuori balzò dagli abissi del mare, e fe’ cuore agli Achivi.
Ei di Calcante assunse l’aspetto e la voce possente;
45e pria disse agli Aiaci, che eran da sé tutta furia:
«Voi due potete, Aiaci, salvare gli Achivi, se il cuore
non alla fuga orrenda, bensí volgerete all’offesa.
Nell’altre parti no, dei Troiani le mani gagliarde
io non pavento, che a frotte passarono sopra il gran muro: