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146 Dio ne scampi

garvia? E se alcuno osasse objettare, risponderebbe: - «Dove io ho perdonato, chi ardisce giudicare?» - E mille altre belle fantasie. Cosa vuol dire, il fare i conti senza l’oste!


XVII.


L’oste, nel caso nostro, era la Radegonda, sempre amante, più amante, che mai, di Maurizio Della-Morte. A torto, se volete; ma io non ho missione di giudicarne le azioni; è, già, troppa indiscretezza il raccontarle, così, corampopulo. L’amava! E sapeva, ormai, di avergli imposto l’amor suo; e non pretendeva di venir pienamente contraccambiata; e, quindi, riusciva la meno oppressiva, la più indulgente delle maîtresses. Nondimeno, agli occhi di Maurizio, aveva, sempre, il torto grandissimo, di essersi imposta, intrusa; di essere una catena, un impiccio, una cosa non voluta e non desiderata, una privazione o limitazione della sua libertà individuale. Gabrio Salmojraghi, scrivendo, alla Ruglia-Scielzo, aveva, è vero, inventati lui, pe’ bisogni della causa, i torti dell’ufficiale, verso sua moglie; ma aveva inventato giusto. Maltrattamenti e mancanze di riguardo eran vere. E si aggravavano, ogni giorno. E