Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/51

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dagli Orsenigo. 41

era stanco, tornava dalla manovra, non aveva dormito la notte e ci aveva, poi, avuta una visita dell’Almerinda. Pure, uscì subito, passò per un negozio di seterie e, quindi, andò dalla mamma.

— «Che buon vento ti conduce da queste parti?» - gli disse, sorridendo, la vedova.

— «Nulla» - rispose il giovane abbracciandola - «era venuto, per dirti, che t’amo; per dirti, che sei un angelo...» - Noi chiamiamo angelo chi ci aiuta a soddisfare le passioni od, almeno, si astiene dallo attraversarci.

— «Adulatore!» - sclamò la madre, stringendosi al petto il capo del figliuolo, che le s’era inginocchiato davanti, in modo da soffocargli la voce. Ma il giovane si liberò dalla stretta e proseguì:

— «Per dirti, che sei un angelo di bontà e d’indulgenza; e per chiederti un favore!» -

— «Ah, le parole melate c’erano per corrompermi, birrichino?» -

— «Sì, mamma» - disse l’ufficiale, ipocritamente compunto.

— «Sì, mamma!» - ripetè la vecchierella contraffacendolo. - «Guardate un po’, che sfacciato! E sta’ quieto, non mi stringer così, che mi fai male con l’elsa dello squadrone. E cosa vuoi?» -