Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/74

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64 Dio ne scampi

si trasformino in nitrato di sodio ed in cloruro di argento, così era accaduto nel ravvicinamento del Radegondato di serenità con l’Almerinduro di passione, la tranquillità della Radegonda era passata nell’Almerinda, il turbamento morale della Ruglia-Scielzo si era trasfuso nella Salmojraghi-Orsenigo.

La Radegonda, semplice sino a quel punto, scaltrita, ora, dalla cognizione di questa tresca, aguzzò gli occhi. E guardò sotto altro aspetto tutte le relazioni umane; e tolse a sospettare, a diffidare, a malignare di tutto e tutti, ossia a comprendere. Le nacque in petto come una gran sete di bere alle acque torbide, venefiche, forse, della passione. E le increbbe quantunque, sino a quel giorno, le era piaciuto; ogni onesto sollazzo, ogni cara occupazione, ogni legame domestico, il marito e (paja pure incredibile!) persino la figliuola, persino!

Questo profondo desiderio della passione era, già, di per sè, la passione stessa: non la bufera, che sconquassa l’animo, anzi la breve pausa di raccoglimento, che precede i cataclismi così morali come fisici. Le scomparve il riso dalle labbra, le si accese un fuoco cupidissimo, negli occhi. Ned osava confessare a sè medesima cosa desiderasse, confessarselo esplicitamente, collocando i titoli sugl’i; non siamo franchi,