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Pagina:Importante scoperta del famoso tarèno di Amalfi.djvu/40

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DOCUMENTI




N.° I.


Nell’antico tabulario del monistero di S. Gregorio maggiore di Napoli, volgarmente detto di S. Liguori, vengono accennati i tarì d’oro e di argento di Amalfi in settantasei istrumenti antichi e di epoche diverse. Ne riportiamo qui in transunto tre scritture soltanto, come più confacenti al nostro assunto. La prima di esse incomincia così:

«Die XIII septembris indictione II (1033) neapoli, imperantibus dominis nostris Romano et Michaele seu Constantino porfirogenito et Andronico magnis imperatoribus anno quinto1. Stefanus filius Johannis filimari recipit ad pensionem a domina Anna abbatissa monasterij beatissimi Gregorij etc. terram cum domo positam in loco sancti Brancaczi sub annuo censu tari unius de Amalfi dum ipsa moneta andaberit. et quando ipsa moneta rapta (rupta?) fuerit et non andaberit per istam civitatem (Neapolis). a tunc quale moneta exinde andaberit per istam civitatem a tunc de ipsa moneta ipsum tari dare debeat etc, et pena contraventionis statuta est in auri solidi duodecim bizantios etc, — Actum per Joannem curialem et scriniarium (Pergam. n.° 414)

Nell’altra si legge:

«Die XXVI mensis januarij indictione prima neapoli. imperante domino nostro Constantino magno imperatore anno sexto2. Anna abbatissa monasterij sancti Gregorij etc. promittit Sergio Cannabario dare ad censum hortum positum in caput de fuga (?)

  1. Romano III, soprannomato Argiro, imperatore greco, regnò dal 12 novembre 1028 sino agli 11 aprile 1034.
  2. Questa scrittura non potrebbe appartenersi ad altro augusto se non che a Costantino IX Monomaco, asceso al trono de’ greci verso la fine dell’anno 1042. Oltredichè l’Indizione 1.ª nel mese di gennaio e l’anno VI del suo impero (corrispondente al 1048) ce ne rendono persuasi.