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ho riposato sovra i poggi, dove
si piegava la segale, frusciando
fra le bianche tue vesti, e, rinnovato,
l’alba domani mi vedrà balzare
avanti.
          Forse il mio gentil sognare
cadrà con me nel primo urto di guerra,
poi che la vita non è cinta ancora
di trionfi e di fascini, siccome
nel velame sognai del vespro blando.
Ma se cadessi, o mia fanciulla, credi;
non per il bacio della gloria, o l’ansia
d’attingere una vetta più sublime,
neppure per la brama di lanciarmi
come il cóndoro al fuoco alto del sole,
ne per la vita che nel cor si spezza
io piangerò; sarà negli occhi miei
una lagrima, sì, dolce, ma solo
perchè il mio cuore sognerà morendo
una casetta in cima al dosso, quello
che si scoscende, mutilato, a picco,
svettando in alto, nell’azzurro i pini
e in un pallido concavo di verde
mostra il suo fiore, Primolo di neve;
una lagrima sì, dolce, ma solo,
perchè il mio cuore sognerà morendo
le tue pupille che dicean le dolci,
dolci parole che non so, ma pure
lessi; perchè l’ultimo suo languire,
l’affievolito suo palpito, forse,
parrà bisbiglio di bambini insieme
a piccioletto sónito di baci.