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Pagina:In Valmalenco - Noli Giuseppe, 1907.djvu/197

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tutto penso, mentre convulso, ansante non so articolare la mano che regge la rivoltella; i capelli rigidi, sensibili mi dolgono; un sudore diaccio mi gela l’anima e la fronte; i ginocchi tremano, si piegano, cado.

È nella forza della disperazione che ritrovo lena per ficcar l’unghie nel ghiaccio, per arrampicarmi, per fuggire, mentre sembrami che le montagne si pieghino le une verso le altre, trasformate in vecchie megere, dall’unghie fetide aguzze, e si flettano sopra la mia testa ghignando con bocche fesse e stridore di denti: è con disperazione ch’io sento dentro la mia testa, fuori di me, un martellar forte, che aumenta come il rombo orrendo di un terremoto, l’iscroscio precipite d’una piena; e le orecchie mi fìschiano, e dinnanzi gli occhi ho lampi, e nel cuore strappi e sussulti.

Dio! il piede mi manca, rotolo giù ancora e batto non so contro che cosa di molle: la neve? l’orso?

Sbarro gli occhi, una forma nera mi sta sopra: io, acciaccato così come sono sotto di essa, alzo con risoluzione improvvisa e ferma la rivoltella e tiro uno, due, tre... cinque colpi, e rantolo io, io stesso, come se avessi puntata l’arma contro di me e mi fossi ferito mortalmente; poi la commozione mi fa tremare più forte.

L’eco ripete affievoliti i cinque colpi che hanno risvegliato gli acrocori; io li risento e ritento la fuga, e nella mente mi sta la visione fuggevole del ghiacciaio illuminato dai fuochi rossi della