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E in queste regioni e con queste bellezze che l’uomo, anche il più indifferente, scopre in se stesso un palpito e lo studia e lo analizza, maravigliandosi della sua genesi e terminando col classificarsi troppo tenero o troppo impressionabile. Invece non è tenerezza o impressionabilità; è il fascino della vallata, che ha ridestato o fatto nascere in lui qualche cosa di assopito o di nuovo, che gli ha fatto capire d’avere un’anima, che gli ha dato una visione novella di bellezza, con apprezzamenti e pensieri e dolcezze nuove. Non parliamo poi del poeta e del pittore; essi trovano qua, reale, un sogno tante volte perseguito e si lusingano di informarlo, forse forse di miniarlo o cesellarlo, in un distico o sopra una tela, così maraviglioso come è loro comparso.
Ma, il più delle volte, riescono a sciupar la natura.
Non importa: qualche cosa di queste bellezze naturali è rimasta nella loro anima e l’ha inalzata, l’ha profumata, l’ha resa certamente migliore: perché la semplicità e la bontà della madre terra entrano, per vie segrete, in noi, quando ci soffermiamo a lungo nella contemplazione delle sue grazie diverse.
Ammiriamo dunque!
Ma la visione così non è che superficiale, incompleta: io voglio internarmi nella valle, visitarla nelle sue particolarità più salienti e descriverla.
Forse non dirò nulla di nuovo e non riuscirò nell’intento; però mi sembrerà d’aver già otte-