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Guardava da un po’ allorchè un coro di voci giovani e maschie superò il muggir del torrente.

Il canto veniva dalla vecchia caserma dei finanzieri, che io distinguevo benissimo sulla destra, fuor dal paese.

Che effetto strano producevano le voci perdentesi nell’ampia distesa illuminata, sotto il cielo di un azzurro terso ed oscuro!

Poi il canto tacque...

Il fiotto bianco del torrente fragoroso, riprese il sopravvento; e il suo scroscio continuo ed uguale, mi fece, per contrasto, sentire più solenne e più alta la grande pace che regnava sull’altopiano di Chiareggio.

* * *

L’aurora mi trovò a mezzo l’Alpe dell’Oro1 su per il vallone, spoglio d’ogni arbusto, rotto e bizzarramente intersecato da massi giallastri, venato qua e là, nei solchi, da filoni di neve, orrido in alcuni punti per il soprastar di roccie o lo sprofondare di chine, noioso in certi altri per la mancanza d’ombra e di verde.

Era in cammino, tutto solo, da un’ora: partito da Chiareggio aveva seguito la strada mulattiera, girando la base dell’Alpe, era poi salito, tenendo

  1. Il passo del Muretto illustrato con fedeltà e chiarezza da Ottone Brentari nel Corriere della Sera del 30 Agosto 1906.