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tanti e con le sue montagne enormi; vidi i ghiacciai di Roseg e della Bernina; sentii come effusa nell’aria, come distesa sul panorama, ed imminente sopra l’anima mia una sensazione illimitata di grandezza.

Senza passato andrò senza avvenire,


dice Bertacchi nel suo Un inverno al Maloia, appena può spingere l’occhio sul candido e muto altopiano dell’Engadina: e la sintesi di questa regione, chiusa in un verso solo, e riflessa sopra l’anima medesima che l’ha così colpita e sentita, non potrebbe essere più vera e più intensa.

Che cos’è il passato e che cosa potrà essere l’avvenire, di fronte alla visione di questo lembo fortunato di terra, che occupa di sè tutto il nostro presente?

Noi non sappiamo più che strada abbiamo battuta ieri, e dove andremo domani; il presente, con la sua magnificenza, ha distrutto il passato, ed invaso l’avvenire; noi non vediamo, non respiriamo, non ci esaltiamo che per la grandezza e per la bellezza che trionfa dinnanzi a noi, sulle vette, nelle conche, in mezzo ai laghi ed in cielo.

Quando poi pensiamo che una parte, per quanto piccola, di questa Engadina è geograficamente nostra, il godimento e l’entusiasmo si fanno maggiori, diventano quasi legittimi.

È per questo che anch’io, per un bisogno dello spirito, dopo che tanti altri l’hanno ripetuto a sazietà, grido tutto il mio amore per l’Engadina