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“Come se lei non avesse tremato!?”

“Chi? Io! mai!”

“Già!”

“Via, racconta!” sbraita il segretario.

“Racconti, sì, sì; badi però che non crediamo!”

“Pauroso!” gli dice il prevosto di Chiesa, minacciandolo con la mano.

“Veh!, veh che trema”

“Animo, dica!”

“Era una bella mattina,” incomincia Piero imitando la forte voce del prete.....

“No, no, annottava”

“.... quando io, baldo e ferrato! ....”

E le risate si rinnovano, mentre il canonico tentenna la testa, in mezzo al diluvio delle esclamazioni e dei frizzi.

D’un tratto il Sindaco afferra un bicchiere e brinda al nuovo volatile apparso nel cielo dell’Alpi, poichè egli dice, a don Flaminio Spini devono essere spuntate le ali.

Gian Paolo dà col palmo della mano sulle scapole polpose del tormentato annunciando:

“Non ci sono!”

Il curato di Caspoggio, che sa di storia e di leggenda, grida;

“Icaro, Icaro!”

Gli altri lo guardano sorpresi, afferrano il calice ricolmo e bevono, poichè l’ultimo lanciando l’apostrofe così strana ha preso il bicchiere ed ha tracannato il vino gorgogliando.

Icaro? Icaro vorrà dire bevi, bevi! Infatti, guarda! beve il canonico e bevono anche i villeggianti.