Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/240

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— Ed è vero che la disgrazia si sarebbe evitata se Learchi avesse consentito a comporre la società?

— E vero.

— Chi l’ha acciecato, dunque? — esclamai. Eugenia intese a chi alludevo, ma scosse il capo.

Io insistetti apertamente:

— Roveni?

— No, non credo che arrivi a questo punto. Learchi è acciecato dalla rabbia; non ha più fiducia in nessuno....

Forse la buona donna difendendo Roveni difendeva Ortensia?

E Ortensia tardava. Perchè tardava così? Non avrebbe dovuto accorrere come per un’attesa improvvisamente interrotta e non delusa? Non le avevo io detto che sarei tornato a lei il giorno della sventura?

— Però al dire di Guido — io ripresi — anche Roveni è stato od è ingrato con chi gli ha fatto del bene.

— Purtroppo anche lui ci è diventato nemico, per interesse; non per altro. Sarebbe una cattiveria troppo grande! Sapete che colpa fa a Claudio? Claudio si teneva certo che si farebbe la società, e un giorno che aveva un pagamento urgente, non potè rifiutare una somma che Roveni stesso gli propose. Ma il progetto della società andò a monte; e Roveni adesso dice che Claudio l’ingannò.

— Di quanto è creditore, Roveni?

— Duemila lire.

Povera Eugenia! Non altra ragione per lei aveva l’odio dell’ingegnere! Ma io, che tanta stima avevo avuta di lui un tempo, io ora pensai che