Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/294

Da Wikisource.

— 292 —


Ma insomma: chi conoscendo Eugenia Moser e me potrebbe credere alla calunnia, a un’infamia? Nessuno, tranne quelle due anime triste. Potrebbe dunque credervi Ortensia se Roveni arrivasse alla vigliaccheria estrema? Era un sospetto assurdo, il mio! più ripugnava fin concepirlo più chiaramente. ....Infatti, a poco a poco, la mente mi si ottenebrava. M’assopii. Mi riscosse il pensiero di Claudio. Allora mi sfogai contro di lui.

Avevamo pattuito io le Guido che il primo a ricever nuove di Moser le recherebbe all’altro. Guido non era venuto a cercarmi all’albergo nè mi aveva mandata alcuna notizia. Nessuna notizia! Claudio però avrebbe dovuto aver più fiducia in me e ritardare quant’era possibile così dolorose angustie alla sua famiglia. Sapeva Ortensia della fuga del padre? L’avevo vista in preda a un orgasmo di follia allorchè mi aveva detto, a Valdigorgo, che l’onore del padre era in pericolo. Che aveva fatto, quanto aveva sofferto se Eugenia non era riuscita a celarle la verità della fuga? Ah! che pena mio Dio!

Ma anche una tal pena, a poco a poco, cedette alla stanchezza; e mi addormentai.

....Dopo non forse più di mezzora mi risvegliò la voce del camieriere, il quale mi annunziava la visita di un ignoto.

Benchè desto di soprassalto, io mi sentivo nel sangue il breve ristoro e nello spirito quella leggerezza che si ha dopo il riposo e prima di riacquistare la piena coscienza dei propri mali. Accolsi quasi lietamente il visitatore. Egli, il signore ignoto al cameriere, era il cavalier Fulgosi; e io pensai, lì per lì, che venisse per riparare con i complimenti e le scuse al caso topico della