Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/365

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— Bella scena! — ripetevo io.

Ma Learchi si era vendicato a tavola; perchè tra un boccone e l’altro non aveva risparmiato mortificazioni, e alla fine si era alzato dicendo al figlio:

— Il vino è amaro; ma ho mangiato bene....

Buon pranzo; bella casa! Devi guadagnar molto.

Guido colse la palla al balzo:

— Guadagno abbastanza; se continuo così, in pochi anni pago i debiti.

Immaginarsi la faccia del Cerbero!

— Debiti! Debiti! Hai dei debiti?

Era una bugia credibile quella di Guido, giacchè Learchi ignorava gli aiuti che la signora Redegonda dava a Guido.

Marcella proseguì:

— Debiti! debiti! — urlava il vecchiaccio. — Andiamo via! Via! — Strappò seco la signora Redegonda, la fece sin piangere.... alla sua maniera.

Ride anche quando piange — notò Eugenia.

— In conclusione.... Adesso parla tu, mamma....

(Eravamo al quia e Marcella perdeva l’animo tutto in una volta).

— In conclusione, qualchie tempo fa la signora Redegonda ispedì a Guido una certa somma, quella lì sulla tavola, che ottenne dal marito perchè il figlio pagasse alcuni debiti. Oh non una gran somma! Ma per di più la buona donna annunciava che Liearchi assegnava al figlio un tanto al mese, sempre per estinguere quei famosi debiti e non farne altri.

— Guido però ne ha abbastanza, per la famiglia, di quel che guadagna e dell’assegno materno....