Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/389

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stento evitò la carrozza; e ricordo che a una borgata vidi una fiammella dinanzi a una Madonna; in una osteria altercavano.

Eppoi, quando giunsi alla Ca’ Rossa?

Claudio su la porta mi abbracciò singhiozzando, e nella loggia, illuminata da una candela, due occhi sbarrati, Immobili, mi guardavano....: Mino.

A piè della scala, per informarmi o prepararmi, mi arrestò uno sconosciuto: il medico. Io sembravo ascoltarlo attento e freddo, ma di quel che diceva non afferravo che poche parole.

— Trauma.... per spavento.... Sincope con paralisi.... minaccia al cuore.... Vano ogni tentativo di ridestare le facoltà psichiche....

Salimmo. Entrando scorsi nello stesso tempo il volto cereo di lei, in una apparenza di morte soave, e, accosto al letto, un mucchio di vesti nere; era Eugenia....

.............


— Ortensia!

Non aveva più udito suo padre, sua madre; udì la mia voce; ma le labbra livide non ebbero che un tremito.

Io sentivo il polso; guardai le pupille; le posi una mano sul cuore.... Fra poco.... E tutto ciò avvertivo come per una morente estranea al mio affetto. Ma per una estranea mi sarebbe parso inutile ricorrere a qualsiasi eccitazione.

Il medico, che assisteva, scosse il capo, per dire anche lui che tutto era inutile....

— Faccia ancora un’iniezione!

Volevo. Accondiscese; ed io col ribrezzo di una profanazione ritrassi lo sguardo. La morte era più forte e vinceva: era della morte oramai la