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Pagina:In morte di Lorenzo Mascheroni.djvu/68

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(68)

I placidi cercai poggi felici
Che con dolce pendío cingon le liete
204Dell’Eupili lagune irrigatrici;

E nel vederli mi sclamai: salvete,
Piagge dilette al Ciel, che al mio Parini
207Foste cortesi di vostr’ombre quete,

Quando ei fabbro di numeri divini,
L’acre bile fe’ dolce, e la vestía
210Di tebani concenti e venosini.

Parea de’ carmi tuoi la melodìa
Per quell’aure ancor viva, e l’aure e l’onde
213E le selve eran tutte un’armonìa.

Parean d’intorno i fior, l’erbe, le fronde
Animarsi e iterarmi in suon pietoso:
216Il cantor nostro ov’è? chi lo nasconde?

Ed ecco in mezzo di ricinto ombroso
Sculto un sasso funébre che dicea:
219AI SACRI MANI DI PARIN RIPOSO.

Ed una, non so se donna o dea,
(Tese l’orecchio, e fiammeggiando il Vate
222Alzò l’arco del ciglio, e sorridea)