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XXXVI introduzione

materie del Diritto la libertà civile; e così fu nelli successivi Editti dei Magistrati (jus edicendi habent magistratus populi), e nelle sententiae et opiniones dei prudenti; non è quindi meraviglia, se Gajus che apparteneva alla scuola delli Sabiniani seguaci dell’equità (Com. I. §, 196. Com. II. §. 15. 195) criticasse severamente in alcune parti le leggi delle XII Tavole colle parole strictum jus, hae juris iniquitates (Com. III. §§ 18. 25), se applaudisse alle riforme; non è meraviglia se avversasse il sofisma della imbecillitas mulierum (Com. I. § 44), pretesto per sottoporle a perpetua tutela, e riprovasse li mali trattamenti degli schiavi lodando le leggi repressive della sbrigliata potestà dei padroni (Com. I. §. 53)1

  1. Il celebre Troplong (De l’influence du Christianisme sur le droit civil des Romains, Capo XI) dice di Gajus: son coeur étail froid comme celui d’un geometre, e ciò per avere osservato nel suddetto §. 53 del Comment. I a coloro che abusano dei loro schiavi: male enim nostro jure uti non debemus, qua ratione et prodigis interdicitur bonorum suorum administratio. A noi sembra che qui parli da giureconsulto filantropo, e non già da uomo insensibile, giacchè e riprova gli eccessi, e indica la punizione che meritano, nè poteva fare Egli di più. Il nostro valente Storico Cesare Cantù si piacque invece chiamarlo Cajo Tazio, facendolo romano, come altri lo chiamò C. Flavio, o C. Livio, o C. Cassio, senza dargli almeno alcuna patria, mancando i dati. Lo stesso Cantù converte poi il benemerito Don Masotti Bibliotecario della Capitolare, di cui sono i diligenti Cataloghi che ivi si vedono, in Marzotti, e racconta che Maffei abbia dato il facsimile del palimsesto intiero senzad ecifrarlo, quando trasse il facsimile di un solo foglio, e rilevonne in buona parte il te nore (Storia degl’Italiani Cap. LII. pag. 489). -