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chio parabolico d’Archimede che brusciò le navi di romani nel porto di Siracusa, e quel di Proclo scritto nelle greche historie col quale Anastasio brusciò le navi di Vitagliano in Tracia a guisa di folgori celesti han pieno il mondo di tanto rumore, che deve far questo, che la quinta essenza degli spiriti di Archimede, Proclo, Apollonio, e di quanti perspettivi furo al mondo, non giongono alla millesima parte di questa inventione! Nascosto nella mia natural magia al sopra detto libro al 17 capo indissifrabile1.

Come il medesimo far si possa per refractione, e di molti, e molti altri modi.

Come per la reflessione, e refrattione gionte insieme in un corpo brusciar si possa mirabilmente di lontano.

Come un specchio immobile opposto al sole, brusci tutto il giorno in un medesimo ponto al variar del sole.

Come sopra una tavola si veda un bacil pieno di scudi o frutti, e che volendogli toccare, nulla si tocchi. E se in tutte l’apparenze di reflessioni si vede l’immagine in una superficie dove il cateto sega la linea dell’incidenza, e al variar dell’occhio viene a variarsi, questa sta ferma, nè al variar dell’occhio si muove punto.

Come le cose illuminate dal sole in una campagna, si veggano sopra una tavola bianca dentro una camera oscura dritte e chiare e molto lontane dal

  1. Nel citato capitolo è indicato molto oscuramente il modo di formare uno specchio parabolico che bruci ad infinita distanza. Il P. Schott (Magia universalis, tom. I, p. 402 e seg.) procurò di spiegare con lungo comento la misteriosa descrizione che il Porta dà di un tale artificio.