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Pagina:Intorno alla Strada Ferrata dell'Italia Centrale.djvu/21

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fosse pericoloso, o difficile, certo è che i viaggiatori, e le merci d’oltremare diretti oltre le Alpi preferirebbero prender terra a Venezia, o a Genova, anziché a Brindisi, o Napoli, ad onta che il tempo, non lontano, fosse giunto nel quale questa gran linea venisse fino a quegli estremi punti protratta.

L’Italia che vede aprirsi alle macchine locomotive l’istmo di Suez può con tutto il fondamento sperare di essere un’altra volta emporio del commercio d’Oriente, ma perchè ciò avvenga è necessario che le strade destinate ad un traffico si vasto sieno il più possibile sgombre dalle difficoltà che potrebbero in qualsivoglia modo incepparlo. Ora è sull’Appennino che esse s’ incontrano, e colà gli Uomini d’Arte non da cieco egoismo guidati, ma dal sentimento del pubblico bene devono studiare di diminuirle, senza riguardo a voti di municipio, od a particolari interessi; ne a preconcetti con meschino pensiero acquistati. Abbiamo ben presente che la Storia registrerà i nomi loro, per commetterne ai posteri il severo ed imparziale giudizio.

Importa poi ai Governi impegnati nella garanzia del frutto dei capitali da erogarsi in questa grande opera che non solo su quella si eserciti il commercio d’oltremare, ma ben anche ogni altro che con diverso mezzo si compie ora fra l’uno Stato, e l’altro; e qui facendo in prima solenne protesta che siamo ben lontani dal pensiero di promuovere con le nostre parole gare fra l’una, e l’altra parte d’Italia, mostreremo quanto importi alla conservazione di un equo reparto degli attuali interessi, e più alla conservazione del porto di Livorno questa via, ora che la sua vicina, ed intraprendente Genova va ad insignorirsi del commercio del mediterraneo. E Livorno che i Medici fondavano per compensare Firenze dei sofferti danni; Livorno che è pure adesso prediletta cura dell’Augusto Principe, che intende con larghissimi provvedimenti ad ampliarne, e renderne securo il non felice porto 1 come potrebbe corrispondere alle sagge vedute di Chi gli diede vita, e di Chi gli ha procurato, e gli procura nuovo incremento, senza facili vie ferrate traversanti l’Appennino?

Sono scorsi più di due secoli dacché un malaugurato consiglio insinuato al Pontefice Clemente VIII fece perdere a Bologna il ricco commercio che faceva con la Germania, e col Levante, e per il quale era denominata la grassa per la speranza di trasportarlo a Ferrara; ma fallito l’intento per l’una, e perduta per sempre quella sorgente di ricchezza per l’altra, gli convenne aggirarsi in più piccola sfera rivolgendosi al mediterraneo, e particolarmente al porto di Livorno. Questo commercio che è pur sempre di grande importanza interessa ai Governi non che mantenerlo il favorirlo ed aumentarlo colla facilità della comunicazione, acciò possa tutto esercitarsi con minor dispendio, e con maggior prontezza sulla strada ferrata. Su questa come sovra ogni altra via ferrata i prezzi dei trasporti sono stabiliti in ragione della più o meno grande facilità d’esercizio, e le spese di esso aumentano in ragione delle pendenze, delle curve

  1. Vuolsi sapere da alcuno che i lavori proposti dall’Ingegnere Sig. Poirel, e che Egli stesso è incaricato dirigere, ascendono a non pochi milioni di lire.