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108 | altre poesie |
Or che per don di chiari ingegni accorti,
Pel vasto cielo le volanti palle,
Portano agli astri il fiero ardire umano;
Vuota come tu sei, vo’ all’aria esporti;
E a te attaccando penzolon le spalle,
La terra andrem varcando e l’Oceano.
Nobile Presidenza, a voi m’inchino,
E vi rinnovo i miei ringraziamenti;
Chè farmi cancellier foste contenti,
Mentre studio pur anco il buon latino.
Ma se non posso ancora a tavolino
Stender Parti, Scritture ed Istrumenti,
A tavola per altro ho buoni i denti,
E so distinguer ben l’acqua dal vino.
Però pensando che di sostituto
Qui non ho alcun bisogno, i vostri onori
A godere in persona son venuto.
Dell’onorato uffizio a me commesso,
Se vi degnate, Nobili Signori,
Così sta sera prenderò possesso:
E sarà questo stesso
Un argomento della diligenza,
Che a suo tempo userò nell’incombenza.
All’illustr.o e rever.o signore
CONTE CANONICO CAMILLO AGLIRDI
(1785.)
Quella tavola vostra, signor Conte,
Fatta si bene, così sveltamente,
Che si raddoppia, così facilmente
Come i suoi avventor, persone pronte:
Mi sembra un’invenzione d’oltremonte
D’un qualche Matematico eccellente;
Io l’ho studiata molto attentamente.
Ma il problema mi fa sudar la fronte.
Se voi non mi menate sopra loco
A prender le misure un’altra volta,
Io non ve ne so dir punto nè poco.
Aiuterovvi prima a scaricarla
Poi daremo al coperchio la rivolta
Quando ciascuno suole abbandonarla.