Ride il ligustro: ma l’antico duolo,
Scritto ancora nel sen porta Giacinto;
Minute violette umili il suolo 284Hanno qua e là di porpora dipinto:
Alza il candido crin sopra lo stuolo,
Di verginali onori il giglio cinto:
Bella rassembra Clizia in volto esangue; 288Ma Cariofillo gocciola di sangue.
Quanti altri fiori, e quanti, il vago piano
Ornano a la bellissima contrada!
Gli innaffia Aurora colla rosea mano 292De le stille di sua dolce rugiada:
Nè qui a’ frutti verun giudichi strano,
Chè la stagion de’ fiori unita vada:
Chè questi colli del piacer governa 296Autunno e Primavera in lega eterna.
Nè mancano, se brami, amene valli
Di fresco orezzo e di solinghe vie.
Qui per il musco, liquidi cristalli 300Scendon da l’alte lor rupi natie:
Spine non hanno, o fiere belve i calli:
Nè alcun’ombra funesta asconde il die.
Lusinga l’aura mormorante e pura 304Il sonno e la mollissima verdura.
Quivi han cittade i prodi eroi, qui ville,
Qui palagi d’eccelsi e fini marmi:
I sonni lor non rompono le squille 308Belliche, ed è qui ignoto il suon dell’armi:
In belle opre d’onor l’ore tranquille
Passano, e in feste ed in perpetui carmi.
Di sincero piacer l’anima è lieta, 312E godono il favor d’ogni pianeta.
In così amena piaggia il lor destino
Aspettan l’alme elette a eterna vita;
Chè qui sorge la scala al ciel vicino, 316Breve a salir quando lo sposo invita.
Ma già mi sento ii natural confino
Varcar col volo della voce ardita;
Però le piume fervide raccolgo. 320E d’onde son partito in giù mi volgo.