Pagina:Invito a Lesbia Cidonia ed altre poesie.djvu/71

Da Wikisource.

67

PER GIUDITTA.

in una accademia tenuta dagli «eccitati.»


Qal novell’aura or agita
Le già riposte corde?
Come mia muta cetera,
4Par che da sè s’accorde?
Sento, io ben sento l’impeto
Che, Ambiver, da te viene;
Che tu, mio vero Apolline,
8M’infondi nelle vene.
Varco dell’aria i spazii,
Dietro al giocondo invito;
E miro di Betulia
12Il popolo smarrito,
D’un improvviso gaudio,
Empir l’aer d’intorno;
Chè d’una gran vittoria
16Lieto a lui sorse il giorno.
Fra il suo confuso fremito,
Il nome di Giuditta
Chiaro s’intende; e chiamasi
20Grande, famosa, invitta.
Ella s’avanza, e seguono
Timpani, cetre e squille:
Il degno oggetto ed unico
24Di mille sguardi e mille.
Di casta luce splendono
Le umili altere ciglia;
L’intatta guancia rosea
28Il bel mattin somiglia.
Tingono l’ale i zefiri
Nel profumato crine;
E sulla fronte ondeggiano
32Le gemme peregrine.
Di sè maggior, l’intrepida
I suoi trionfi ascolta.
Fra gl’innocenti folgori
36Di sua bellezza, avvolta.
Non innocenti, all’empio
Indomito tiranno.
Che amò il baleno, ah misero!
40Dell’ultimo suo danno.