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de antiquissima italorum sapientia | 95 |
Cremete nel Tormentatore di sè stesso riprende il figliuol Clitifone:
Vel here in convivio quam immodestus fuisti?
Ma perchè potrebbesi qui dire che ne’ rapportati luoghi si ragiona di fatti, dove ben può stare factum, per quello che noi diciamo, egli è succeduto, avvenuto, o altro simigliante; arrechiam luogo de’ molti, dove si favella di cose, e factum non può altrimenti prendersi che per verum.
Lo Pseudolo di Plauto e Calidoro alternatamente ingiuriano il ruffiano Ballione; e questi sfacciatamente afferma esser tutte vere le ingiurie che gli si dicono.
Pseudolo. Impudice. — Ballione. Ita est. — Calidoro. Sceleste. — Ballione. Dicis vera. — Pseudolo. Verbero. — Ballione. Quippini? — Pseudolo. Furcifer. — Ballione. Optime factum.
Che niuno può altrimenti intendere che: È verissimo.
Ma delle altre due egli è tanto volgar latino che caussa e negocium significano la stessa cosa, che questo volgar nostro cosa non altronde viene che dal latino caussa. Onde ciò che noi esplichiamo per cosa, i Latini rendono in neutro genere: e noi diciamo, per cagion d’esempio, buona cosa ciò che i Latini dicono bonum, ove i gramatici suppliscono negocium. Ma perchè altro è il parlar de’ gramatici, altro quel de’ Latini, allo scevero che ne fa Fabio Quintiliano, per toglier di mezzo questa difficoltà andiamo da’ latini scrittori. I giurisconsulti, fedeli depositarj della latina purità fino a’ tempi più corrotti, la prima idea che formano nell’ udire questa voce caussa, ella è di negozio, come l’avvertisce Giovan Calvino nel suo Lessico. Onde la principal differenza ch’essi insegnano a’ principianti tra il patto e ’l contratto, ella è che contratto è dove si contenga il negozio, ch'essi esplicano alcun fatto, come l’imprestito, la determinazione del prezzo alla mercatanzia, o le solennità dell’interrogare e del rispondere; e perciò il mutuo, la vendita, la stipulazione siano contratti. Per contrario patto è quello che negozio o fatto alcuno non contiene, ma è un semplice trattato di fare, come sono le promesse di dare in prestito, di vendere, di stipulare; e l’appellano essi nude promesse o nudi patti, perchè nudi di causa, nudi di negozio, nudi di fatto. Ma potrebbe alcun dire queste esser voci d’arte riposta; e nostro proponimento fu di trarre l’Antica Sapienza d’Italia dalla favella volgar latina. Non resti non soddisfatto costui: e da innumerabili luoghi de’ Comici, i cui parlari son volgarissimi, ne trasceglio quel di Terenzio nell’Andriana, dove a Panfilo, il quale dice Cremete contentarsi che Pasibula resti in sua moglie,
De uxore ita ut possedi, nihil mutat Chremes,