Pagina:Ioannes Baptista a Vico - Opera latina tomus I - Mediolani, 1835.djvu/152

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122 de antiquissima

zioni tutte su i lor principj sono semplicissime, poi tratto tratto vanno adornandosi e componendo. Onde porto ferma opinione che quando nell’Egitto fioriva quel grandissimo imperio che si distendeva per quasi tutto l'Oriente e per l’Africa, del quale se non fosse venuto in talento a Germanico1 di andare a vedere le antichità di quel paese e tra esse le sue antichissime colonne, dove in sacri caratteri n’erano le magnifiche memorie scolpite; oggi noi non avremmo notizia alcuna. Il perchè verisimile, anzi necessaria cosa, egli è che gli Egizj reggiando tutto il mare interno, facilmente per le sue riviere avessero dedotto colonie, e così portato in Toscana la loro filosofia. E quivi essendo poi sorto un regno ben grande, e che diede il nome a tutto questo tratto di mar nostro che bagna di Toscana fino a Reggio l’Italia, forza è che anche fossevi diffusa la lingua, e di questa ne avessero più preso i popoli più vicini del Lazio. A questo aggiungesi quel che è certissimo, che la scienza augurale di Toscana vennesi in Roma; e tanto esser favoloso che Numa fosse ito a scuola di Pitagora, quanto egli è vero che fu il fondatore della religione romana.

Per tutto ciò venendomi per dinanzi un gran numero di latini parlari pieni di profonda sapienza, e non avendo essi, per quel che si è ragionato, per loro autori i Greci, stimai essermi aperta una nuova e sicura via di rintracciare, addentrandomi nelle loro origini, l’antichissima sapienza d’Italia. Alla quale impresa mi stimolò l'esempio di Platone, che per l’istessa via nel Cratilo tentò investigare l'antica sapienza de’ Greci; e l’autorità di M. Varrone, che quantunque nella greca versatissimo, e di tanta letteratura che meritò l'elogio doctissimus et Romanorum doctissimus, nelle sue Origini della latina favella si studia dare alle voci qualunque altra, fuori che greca; come, per cagion d’esempio, più tosto vuol si dica pater da patefaciendo semine, che da πάτερ.

Ora, per tutto il ragionato, ardisco asseverantemente dire che Pitagora non avesse da Jonia portato in Italia la sua dottrina; perchè cotal fu costume de’ Sofisti, i quali, per far guadagno della lor arte, andavano vendendo per fuora il lor vano ed ostentato sapere: la qual cosa dà l’occasione e ’l decoro al dialogo di Platone intitolato Il Protagora. Ma i filosofi uscivano fuori delle lor patrie, e si portavano in lontani paesi, menati dal desiderio d’acquistar nuove conoscenze. E così, come dicesi di Platone in Egitto, Pitagora in Italia a cotal fine portatosi, qui avendo apparato l'italiana filosofia, e riuscitovi dottissimo, gli fosse piaciuto fermarsi nella Magna Grecia, in Cotrone, ed ivi fondar la sua scuola. E di questo sentimento io sono stato quando nel Proemio (pag. 49) dissi: Ab Jonibus autem bonam et magnam linguae partem ad Latinos importatam Ethymologica

  1. Tacito, I Annal.